lunedì 22 febbraio 2010
IL PATTO PER IL SOFTWARE LIBERO
Il Patto per il software libero
Un bene comune da proteggere e sviluppare.
Sono consapevole che :
- Il Software Libero e le attività di chi lo sviluppa ed utilizza assumono un ruolo chiave nell'era digitale: contribuiscono alla realizzazione delle libertà fondamentali, alla condivisione della conoscenza ed alla riduzione del «divario digitale». Inoltre, il Software Libero è un bene per tutti i cittadini; è uno strumento per rafforzare l'economia, la competitività e l'indipendenza tecnologica dell'Italia e dell'Europa.
- Il Software Libero è un bene comune, da proteggere e sviluppare. La sua esistenza si basa sul diritto degli autori di rilasciare il loro software congiuntamente al codice sorgente, e sul diritto garantito a chiunque di usarlo, copiarlo, adattarlo e ridistribuirlo, nella sua forma originale o modificata.
Perciò mi impegno a :
- Incoraggiare con i mezzi istituzionali a mia disposizione le amministrazioni ed i servizi pubblici a sviluppare ed utilizzare prioritariamente Software Libero e standard aperti;
- Supportare politiche attive a favore del Software Libero, ed oppormi ad ogni discriminazione nei confronti di questo;
- Difendere i diritti degli autori e degli utenti di Software Libero, in particolare richiedendo la modifica di ogni norma che indebolisce tali diritti, ed opponendomi ad ogni iniziativa legislativa che avrebbe questo effetto.
venerdì 19 febbraio 2010
A RIVEDER LE STELLE. Il programma del Movimento 5 Stelle
L'Italia è sulle rotaie delle montagne russe. Sta sbandando in modo pauroso. Non è chiaro che direzione prenderà, se precipiterà. Se e cosa sarà la Terza Repubblica e quello che ci aspetta a breve. Il 150° anniversario dell'Unità d'Italia rischia di diventare la data di inizio della dissoluzione del Paese. La corruzione è aumentata del 229% secondo la Corte dei Conti. Ogni dato economico, dall'occupazione, alla produzione industriale, al PIL è il peggiore di sempre. All'inizio degli anni '90 due fattori determinarono la nascita della Seconda Repubblica: la caduta del muro di Berlino e la crisi economica. La mafia si riorganizzò insieme ai reduci di Mani Pulite e dopo vent'anni il lavoro è quasi completato. Manca solo la statua a Bettino Craxi in Campidoglio. Lo Stato si è estinto. I partiti sono scomparsi. Sono diventati comitati di affari che fanno business insieme. Il vero rischio non è il tracollo economico, ma la distruzione del tessuto sociale e nazionale. La parola "sociale" non la pronuncia più nessuno e la pensano in pochi. Il lavoro è stato sostituito dal mercato. Patria e Nazione cosa vogliono dire? Quale valore superiore rappresentano? L'Italia, termine senza significato, è uno scacciapensieri da strizzare nei momenti di bisogno. Trasformare il Paese in una collezione di partiti regionali, baronali o criminali è un attimo. Tornare indietro quasi impossibile.
E' facile naufragare più o meno dolcemente in questo mare. Chiudere a doppia mandata le porte di casa e della partecipazione civile. Forse anche legittimo per chi ha battuto la testa contro il muro per anni senza risultati. Ma non è una soluzione. Ogni astenuto o indifferente conta zero. Il mondo nuovo ci aspetta, può essere sufficiente aprire una porta per rivedere la luce. Ognuno conta uno, ma ognuno deve portare il suo contributo, mettersi il suo elmetto. Nessun italiano può chiamarsi fuori. Il tappo sta per saltare e quello che resta del Paese, non può diventare un banchetto per nuovi pescecani. Ho creato un video telepatico. Guardatelo e poi provate a votare qualcos'altro che non sia il MoVimento 5 Stelle!
"Salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle."
Dante - Inferno - Canto XXXIV
http://www.beppegrillo.it/2010/02/il_programma_de_1/index.html?s=n2010-02-18
giovedì 18 febbraio 2010
mercoledì 17 febbraio 2010
La Piazza di Fiorano Modenese. Scendiamo tra la gente
Sandra Poppi
Candidata al Consiglio regionale Emilia Romagna
Movimento5Stelle Beppegrillo.it
martedì 16 febbraio 2010
Testamento biologico e autodeterminazione terapeutica
domenica 14 febbraio 2010
Lo stoccaggio gas di Rivara e la Cispadana
Venerdì 12 febbraio 2010, in occasione del sopralluogo dei tecnici della commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale nazionale presso il fondo Lumachina a Rivara, dove dovrebbe sorgere l’impianto di stoccaggio di gas, eravamo presenti anche noi della Lista di Modena e del Movimento5stelle Emilia Romagna BeppeGrillo.it alla manifestazione per esprimere anche il nostro dissenso. La nostra posizione non è una novità. Più volte Beppe Grillo è intervenuto sull’argomento, nelle sue visite e spettacoli sia a Modena negli ultimi due anni che a Bologna il mese scorso, in occasione della presentazione della Lista regionale. Questo enorme stoccaggio di gas ( 3,7 milioni di metri cubi di gas metano in pressione) in acquifero profondo, che interessa gran parte della bassa modenese e che verrebbe addirittura affiancato dal tracciato dell’Autostrada Cispadana, non da sufficienti garanzie per la struttura geologica dei terreni e per i frequenti eventi tellurici rilevati in zona.
Due progetti altamente invasivi quelli del deposito gas e della Cispadana, per la popolazione, l’ambiente e la vocazione agricola dei nostri territori. Sono zone interessate da importanti siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale dove passerebbe la Cispadana. Le aree protette sono le Meleghine, le Valli Mirandolesi, le Valli di Gruppo, le siepi e canali di Resega e Foresto, la Valle delle Bruciate e Tresinaro. Non è certo risolutivo lo spostamento del tracciato.
venerdì 12 febbraio 2010
Piazza Matteotti
Io sono d'accordo. Il parcheggio interrato è già assurdo al Novi Sad. Pensate in Piazza Matteotti, proprio in centro storico, invece di portare le auto fuori dalla città. Distruggendo la piazza e il verde. Voi cosa ne pensate?
Lettera aperta a tutti gli amanti dell’ambiente (urbano):
"Siamo consapevoli che quel che il Comune di Modena vuole avvenga per Piazza Matteotti e per il parco Novi Sad, destinate a divenire due parcheggi interrati, è parte di un fenomeno urbanistico diffuso in tutta Italia e contrastato ovunque dai residenti.
Milano e Verona (per citare qualche esempio) hanno già visto distruggere in questo modo piazze e parchi urbani alberati.
Le ragioni dei costruttori e delle amministrazioni che li sostengono sono queste:
Gli spazi a verde pubblico sono i luoghi dove è più economico costruire parcheggi.
Gli edifici creeranno denaro:
- per i costruttori, che verranno retribuiti:
- per le casse dell’amministrazione, che riceverà, in cambio delle concessioni a costruire, parte della cubatura realizzata;
Ma creeranno povertà:
-per i residenti, che ora utilizzano gratuitamente gli spazi pubblici adiacenti alle loro abitazioni, e che dovranno comprarsi un brutto posto auto interrato o pagare la sosta al Comune;
-per la cittadinanza, che perde i luoghi pubblici ombreggiati destinati alla vita urbana all’aperto;
-per la salute umana, che perde, con l’abbattimento degli alberi, una fonte di mitigazione del calore e di assorbimento delle polveri sottili.
-per l’ambiente urbano, che, ogni volta che gli spazi di superficie vengono occupati da areatori per i garages ed elementi di ornato per dissimularli, perde importantissimi spazi polivalenti per fiere, mostre, mercati, concerti, esposizioni, giochi, conferenze, comizi.
E’ una aggressione al territorio che ricorda l’urbanistica selvaggia degli anni sessanta, quando con nuove tecniche costruttive a buon mercato si costruivano i casermoni – dormitorio che hanno abbruttito le nostre periferie.
In nessun luogo in Italia questo processo di edificazione è stato accompagnato dalla ricerca e dalla applicazione di tecniche che permettano di conciliare la conservazione degli spazi verdi urbani e la edificazione dei garages.
Eppure, non sarebbe impossibile.
Occorrerebbero:
-uno studio geologico che valuti la praticabilità di uno scavo sufficientemente profondo
-uno studio agronomico che valuti le necessità di vegetazione (la profondità e le caratteristiche del terreno che dovrà fare da suolo alla piazza) delle piante d’alto fusto da ripiantare;
-un progetto ingegneristico che determini le condizioni di realizzazione, sopra il solaio del garage interrato, dell’ambiente di insediamento di tali piante;
-il coraggio, per la Pubblica Amministrazione, di affrontare i maggiori costi di un siffatto progetto e di rinunciare al facile guadagno offerto dalla svendita e dalla distruzione degli spazi urbani collettivi.
Invece, i Comuni accettano di edificare appena sotto il suolo delle piazze, trasformandole nei tetti deserti, brutti ed inospitali dei garages sottostanti.
Al più si spende per pagare architetti che facciano maquillage ad un intervento di rapina del territorio urbano, contrabbandandolo per “riqualificazione della piazza”.
I troppi esempi di desertificazione urbana in Italia ci impongono di non farci più prendere in giro.
Piazza Matteotti può essere bellissima.
Va illuminata decentemente. Va mantenuta. Va valorizzata. Va resa più ospitale".
mercoledì 10 febbraio 2010
Il Disagio ambientale da impianti Hera
Con riferimento agli articoli ed alle dichiarazioni uscite in questi giorni, intendo precisare la mia posizione e le perplessità sull’operazione di risarcimento dei proprietari ( che comprendo e rispetto) dell’immobile di Via Cavazza, adiacente al sito dell’inceneritore, ad opera del Comune di Modena. Il fatto indigna non solo me, ma tanti cittadini, per il modo di compensare economicamente in modo nascosto una verità sotto gli occhi di tutti e mai ammessa. Anche la compensazione di 1.743.000 euro per il disagio ambientale che Hera versa al Comune di Modena per la presenza dei suoi impianti a cosa serve? Utilizziamo questa somma per organizzare il porta a porta, realizzare un centro riciclo e diminuire progressivamente l’utilizzo dell’inceneritore. Il raddoppio dell’inceneritore è una scelta, sbagliata ed evitabile, dell’amministrazione ed ha un risvolto importante sulla salute dei cittadini modenesi. Non siamo cavie e la salute non è merce in vendita.
Grazie.
Sandra Poppi
Un pozzo di scienza
Per esempio Natale Belosi, esperto in gestione integrata dei rifiuti, sulla rivista “Consapevole” scrive sugli inceneritori: “La loro produzione energetica è quasi nulla. A Forlì l’inceneritore produce 8.500 MWh e ne consuma di fatto 4.000 all’anno. Ai rimanenti 4.500 dobbiamo sottrarre il gasolio e il metano che l’inceneritore utilizza e arriviamo a 1.200 MWh l’anno. Se prendiamo in considerazione i consumi energetici che sono stati necessari per costruire l’impianto, il bilancio risulta negativo. I nuovi impianti sono più efficienti ma vale la pena costruire degli inceneritori per avere un andamento energetico positivo del 2-3%? Riciclare significa risparmio energetico. Se devo fare un bene da materiale vergine devo fare una serie di operazioni e ho tutta una serie di consumi energetici. Se invece, per produrre lo stesso bene, utilizzo materiale riciclato, mi inserisco, non all’inizio della catena produttiva, ma a metà della catena stessa e quindi risparmio tutta l’energia che si consuma nella prima parte della catena produttiva. Questa energia risparmiata è di molto maggiore rispetto all’energia prodotta dalla termovalorizzazione: bruciare i rifiuti è un nonsenso, uno spreco energetico rispetto al riciclaggio.”
Vi allego il volantino nella parte in cui presenta l’argomento trattato il 5 febbraio scorso al Fermi e al Corni di Modena:
“Trash power. Riduco, riuso, riciclo e…”
Michele Pinelli e Mirko Morini
A volte si è costretti a scegliere razionalmente un rischio, per poter beneficiare di un vantaggio. Tutti lo
facciamo quotidianamente e senza grandi patemi se il rischio dipende da noi e vediamo chiaramente i
benefici, se invece la gestione del rischio è nelle mani di altri e non ne vediamo direttamente i benefici
abbiamo un atteggiamento pregiudizialmente contrario. Gli inceneritori (o meglio, come andrebbero
intese, le centrali termoelettriche basate sulla combustione di rifiuti) oltre alle emissioni nocive, per le
quali sono presi a paradigma, danno energia elettrica e termica. L'utilizzo del rifiuto non riciclato come
alimento delle caldaie consente di preservare le riserve di fonti fossili: è stato calcolato che se si
utilizzassero tutti i rifiuti dell'Unione Europea si potrebbe produrre l'8% del fabbisogno europeo di
energia evitando inoltre l'emissione in atmosfera di 60 milioni di tonnellate all'anno di anidride carbonica
equivalente. Concretamente, una tonnellata di rifiuti consente di produrre fino a 800 kWh di energia
elettrica. Poiché è stato valutato che un letto d'ospedale consumi ogni anno 7 MWh, uno scolaro 0.372
MWh, uno studente universitario 1.71 MWh, una tonnellata di rifiuti può alimentare un letto d'ospedale
per 40 giorni, 2 scolari per un anno o uno studente universitario per 6 mesi. Questo beneficio però lo si
può ottenere soltanto sostenendo i costi della conversione energetica dei rifiuti. Mirko Morini e Michele
Pinelli, ricercatori di Sistemi per l'Energia e l'Ambiente del Dipartimento di Ingegneria dell'Università di
Ferrara, discuteranno dell'impatto che le tecnologie per l'utilizzo a fini energetici dei rifiuti hanno sui
substrati ambientale, sociale, economico e tecnologico nei quali si innestano.
DITE ANCHE LA VOSTRA OPINIONE.
GRAZIE, Sandra