lunedì 25 maggio 2015

E NOI PAGHIAMO...




Nell’agosto 2013, il governo Letta vara un DM per determinare il calcolo dell'efficienza energetica degli impianti di incenerimento. Scrive però numeri divergenti rispetto ai parametri europei: gli inceneritori italiani guadagnano un illecito vantaggio competitivo rispetto agli altri inceneritori europei e viene autorizzata, di fatto, l'emissione nell'aria di una quantità maggiore di inquinanti.



Cosi, ogni inceneritore in Italia, e anche quello di Modena, che non stia lavorando a pieno regime puo’ importare rifiuti da bruciare sino al tetto massimo consentito, senza più alcun limite per quanto riguarda la provenienza. In Regione Emilia-Romagna la capacità totale degli inceneritori è di bruciare oltre 1 milione di tonnellate l'anno. Per il "fabbisogno" interno se ne bruciano invece "solo" circa 630.000 tonnellate di RSU. Questo significa che, potenzialmente, ci sono altre 400.000 tonnellate di rifiuti speciali da smaltire. Per l’inceneritore di Modena significa che potranno bruciare 240.000 t/anno di rifiuti e forse piu’ visto che andranno a saturazione del carico termico. Anche se per le nostre necessità ne basterebbero 130.000. Figurarsi se facessimo il porta a porta con tariffa puntuale, con ulteriore calo di rifiuti indifferenziati prodotti.
Nel caso dell'inceneritore di Modena Medicina Democratica, per mano di Marco Caldiroli (e del suo presidente) nel gennaio 2014, denuncio’ questo ed altre mal interpretazioni delle norme.
Con determinazione provinciale n. 206 del 19.11.2013 la Provincia di Modena ha riconosciuto, su richiesta del gestore Herambiente, l’applicazione al calcolo dell’efficienza energetica di un fattore correttivo (KC) in relazione alle condizioni climatiche dell’area nella misura pari a 1,382. Il riconoscimento suddetto è avvenuto sulla base dei contenuti del Decreto del Ministero dell’Ambiente 7.08.2013.
Sul DM 7/8/2013 interviene l'Europa e nel 2014 chiede al governo italiano di cambiare i parametri per classificare gli inceneritori di rifiuti come valorizzatori di energia (da D10 - smaltimento - a R1 - recupero -) perché non sono conformi a quelli della direttiva europea Rifiuti del 2008.
Il Governo non ha fatto niente, anzi ha aggravato la situazione perché con il successivo decreto Sblocca Italia (art. 35 del D.L) ha consentito cambi di classificazione degli inceneritori ancora una volta in modo non rispettoso della direttiva europea.
Dopo le denunce, la Commissione europea ha avviato una procedura d'indagine, la UE-Pilot 5714/13/ENVI, che è ancora in corso. La Commissione ha collaborato con gli Stati membri per definire i parametri previsti nell'allegato II della direttiva 2008/98 / CE al fine di prendere in considerazione un fattore di correzione clima di cui all'articolo 38 (1) della direttiva 2008/98 / CE. Di conseguenza, questi parametri dovrebbero essere adottati sotto forma di una direttiva della Commissione nel prossimo periodo. Le autorità italiane dovranno modificare il DM 7/8/2013, in modo da renderlo compatibile con le nuove disposizioni che verranno adottate, altrimenti una procedura di infrazione può essere aperta dalla Commissione.
Quindi ora per l'Italia c'è il rischio reale di una procedura di infrazione e di una multa riguardante le autorizzazioni agli inceneritori, per non aver ottemperato all'adeguamento della propria normativa di classificazione secondo le norme europee. Per accontentare le lobby di inceneritoristi pagheremo noi, prima in salute poi in soldoni.